domenica 16 novembre 2014

PINK FLOYD THE ENDLESS RIVER, l'ultimo disco

Da pochi giorni è uscito l'ultimo disco dei Pink Floyd che restano al mondo: Nick Mason e David Gilmour. Un disco strano. Frutto di registrazioni scartate da Division Bell e quindi, mi domando, perché ripescate? Il lavoro è dedicato allo scomparso tastierista Rick Wright, che quindi suona in questo album.
La critica e i fan non hanno accolto molto bene questo "record" che io ho ascoltato ieri notte per 6 volte di seguito. Ma credo di avere capito quali intenzioni si celano dietro le semplici note.
Primo, far capire che il sound à la Pink Floyd era quasi esclusivamente creato da Wright.
Secondo, perché no, farci su un po' di soldi. Cosa che personalmente perdono agli autori perché in passato ci hanno dato tanta musica così bella che ci sta pure questa, dai.
Terzo.
Si capisce ascoltando questo disco che chi l'ha ideato sta bene. A 70 anni suonati, con un sacco di figli, mogli amate, passioni soddisfatte, intelligenza e gusto per la vita, non si dispone più di armi affilate per combattere.
I pezzi migliori del vastissimo repertorio floydiano provengono dalle angustie esistenziali di Roger Waters.
L'insicurezza, la mancanza del padre morto in guerra, la moglie traditrice, la madre opprimente, l'amico Syd Barret impazzito e rifiutato e, l'enorme successo.
Tutti elementi che andavano combattuti e sbattuti in faccia alla società, visto che un artista di questo calibro passa la vita su un palcoscenico.
Se poi ci mettiamo la chitarra di Gilmour dal caratteristico suono elementare ma puro, cristallino, etereo e proveniente da molto lontano (Gilmour sembra sempre sul suo pianeta dove vive da solo, almeno questo sembra dire l'espressione della sua faccia), l'inventiva di Waters (vedi genio), l'atmosfera creata dalle tastiere di Wright e la capacità di amalgamare tutto ciò di Mason, il risultato può solo essere sublime come lo è stato.
Mason non a caso si definisce il "cuoco del bastimento".
Ecco, in The Endless River, tutto questo tormento non c'è e quindi non si avverte.
Non solo Waters era tormentato. Tutti si è tormentati da giovani. Voi non lo siete mai stati? Peccato.
In quest'ultimo disco si sente una cosa carina, sicuramente gradevole, ma priva di corpo. Come un vino dal sapore piacevole appena si beve ma che sembra acqua quando oltrepassa la gola e cade giù nell'esofago come sabbia nella clessidra.
Poche sere fa ho ascoltato una giovane rockband di fenomeni. Uno più virtuoso dell'altro! Suonavano la chitarra, il basso, la batteria e le tastiere con una perizia fenomenale, il cantante aveva una voce perfetta con un'estensione da far invidia a Placido Domingo.
Sullo strumento i Pink Floyd potevano andarsi a nascondere se paragonati a questi qui.
Ma dopo due brani sembravano tutti uguali, tutti suonati come campionature digitali ma invece non lo erano. Mancava la profondità, lo spessore, il senso. Chiamatelo un po' come volete.
The Endless River è perfetto ma da un palco non andrebbe oltre l'approvazione del dentista che lo avrebbe scelto come sottofondo per la sala d'aspetto del suo studio...
Finalmente una musica dei Pink Floyd che si può ascoltare mentre si fa altro!
Provate a leggere qualsiasi cosa con il sottofondo di The Dark Side of The Moon o The Wall, anche a basso volume. Non ci si riesce, la musica prende il sopravvento sui neuroni di chiunque e si finisce per ascoltarla senza riuscire a fare altro.
Io la ricetta non la conosco più di come ho scritto poco fa, ma so solo che tutti i Pink Floyd ante 1992, con o senza Syd Barret -e lo stesso vale per Roger Waters- passavano, anche involontariamente, per il cuore per farsi ascoltare.
The Endless River passa  invece solo per le orecchie, come qualsiasi disco, anche di quelli belli.